Controllo qualità delle protesi: I 4 Pilastri Anti-Rifacimento che uniscono clinica e laboratorio

Controllo qualità delle protesi: I 4 Pilastri Anti-Rifacimento che uniscono clinica e laboratorio

Passano gli anni, tutto evolve, ma i fondamentali rimangono. Se l’impronta analogica ci chiedeva precisione e materiali stabili, l’era dello scanner intraorale e dell’Intelligenza Artificiale a supporto ci impone un nuovo paradigma, lo sappiamo (ne abbiamo parlato anche nello scorso articolo, lo trovi qui!): la coerenza dati-impronta. Tutti sogniamo un workflow impronta ottica ottimizzato, ma ammettiamolo: quante volte il laboratorio (o il software CAD/CAM) ti ha chiesto di riprendere l’impronta o ti hai dovuto fare ritocchi alle protesi a causa di immagini non perfette? Molto spesso, la colpa non è dello scanner, ma di ciò che avviene prima della scansione.

Abbiamo stilato i quattro pilastri del controllo qualità dell’impronta e della scansione per evitare errori e ottenere immagini (e soprattutto dati) utili.

In fin dei conti, il tempo che risparmiate evitando di rifare un lavoro è uno dei migliori investimenti che si possa fare (e diciamocelo, rifare la preparazione è sempre una seccatura, sia per te che per il paziente!).

1. L’efficienza nel set-up

La fretta è nemica della perfezione, specialmente quando si tratta di impronte perfette per scansione. Il primo punto critico è la standardizzazione dei materiali per l’impronta e degli accessori: un campo clinico disorganizzato porta a contaminazioni e, soprattutto, a perdere minuti preziosi per cercare pinzette, ritrattori o punte di miscelazione.

Il segreto per l’efficienza set-up impronta? No, non è comprare macchinari più veloci, ma rendere ogni set di strumenti prevedibile. Ogni componente necessario per la fase di rifinitura e scansione deve essere a portata di mano. Pensa a quanto sarebbe più semplice se gli strumenti essenziali per l’esame o per una piccola otturazione fossero già raggruppati, garantendo sterilità e rapidità senza doverli cercare nei cassetti o assemblarli all’ultimo secondo.

Questo approccio riduce il rischio di contaminazione incrociata e velocizza la preparazione del campo.

2. La gestione dei tessuti molli

Se l’odontotecnico dovesse scrivere un manifesto di protesta, il primo punto sarebbe: “Vogliamo margini chiari!”. L’ostacolo principale per l’accuratezza dell’impronta digitale non è l’hardware, ma l’interferenza dei tessuti.

La gestione dei tessuti molli durante la scansione richiede un’attenzione particolare. Dobbiamo esporre il margine in modo netto e stabile. Che usiate il filo, paste o laser, la stabilità è tutto. Ma anche la preparazione del provvisorio è cruciale. Qualsiasi residuo di cemento provvisorio o una sbavatura di adesivo può creare un “rumore” nel dato ottico.

Per eliminare il rischio di contaminazione del campo ottico, è fondamentale preparare i materiali provvisori o adesivi su una superficie isolata e impeccabile, garantendo che solo il materiale purificato raggiunga il dente. Un blocco dedicato alla miscelazione non è solo igiene, è una garanzia di pulizia ottica.

3. La validazione dell’impronta o della scansione

La scansione è finita. Avete premuto “stop”. E adesso? Molti colleghi commettono l’errore di inviare il file immediatamente. La fase di validazione dell’impronta ottica, invece, deve diventare un protocollo interno da perseguire in modo rigoroso.

Chiediti: il software è riuscito a ricostruire i margini a 360°? Ci sono “buchi” nel dato? Ci sono residui di saliva o umidità che hanno generato artefatti? Il vero controllo qualità dell’impronta è la verifica immediata.

E non bisogna trascurare nemmeno la tracciabilità: gli strumenti riutilizzabili utilizzati per la fase di rifinitura e posizionamento sono quelli giusti e sono sterilizzati?

Un sistema di identificazione colorato e sicuro per l’autoclave permette di assegnare e tracciare ogni set di strumenti riutilizzabili. Questo crea un registro di controllo incrociato: il set era corretto? Sì, è contrassegnato dal codice colore assegnato.

4. La collaborazione anti-fai e rifai

Il rifacimento delle protesi non è mai solo un problema clinico, ma il risultato di una comunicazione fallita lungo la filiera. La collaborazione dentista-odontotecnico, crediamo debba essere sempre proattiva.

L’odontotecnico è il nostro primo partner nel controllo qualità. Condividete con lui non solo il file, ma anche una foto del campo clinico prima della scansione. Mostragli come hai gestito i tessuti. Quando lo studio adotta sistemi che garantiscono la massima sterilità e precisione nel set-up di base (kit monouso per odontoiatria digitale), l’odontotecnico sa che i dati che riceve provengono da un ambiente controllato e standardizzato. Questa fiducia reciproca riduce le congetture e aumenta la probabilità di successo al primo colpo.

Implementare questi protocolli di standardizzazione dei materiali per le impronta e controllo del campo diventa garanzia e sinonimo di efficienza. Non si tratta di rivoluzionare lo studio con macchinari e strumenti nuovi, ma di affinare le buone abitudini e le best-practice.

L’Accuratezza delle impronte non è un caso

La vera accuratezza nel prendere le impronta digitale non nasce dalla risoluzione dello scanner, dalla potenza del software o dall’ultimo modello di hardware. È frutto dalla dedizione alla preparazione clinica. Solo attraverso un rigoroso controllo qualità dell’impronta e l’adozione di strumenti che facilitano la standardizzazione, possiamo trasformare il flusso digitale da una sfida a un vantaggio competitivo.

Il tuo studio è pronto a eliminare il “fai e rifai” e ad adottare il controllo qualità delle impronte?
Ti lasciamo qui sotto qualche prodotto utile che facilita
questa fase del tuo lavoro.


FAQ – Intelligenza artificiale in odontoiatria

Q1: Qual è la causa principale del redo protesico e delle impronte?

R: Nella maggior parte dei casi, non è un problema dello scanner, ma una preparazione clinica non ottimale. I problemi più comuni sono la gestione dei tessuti molli scansione insufficiente (gengiva che copre il margine) o la contaminazione del campo da fluidi, sangue o residui di cemento provvisorio.

Q2: La standardizzazione dei materiali aiuta davvero l’accuratezza?

R: Assolutamente sì. La standardizzazione dei materiali impronta garantisce la coerenza nel processo. Quando si utilizzano supporti o kit monouso per odontoiatria digitale pre-assemblati, si elimina la variabilità nella composizione degli accessori e si riducono gli sprechi, supportando l’efficienza set-up impronta e riducendo il rischio di contaminazioni che alterano il dato ottico.

Q3: Cosa si intende per “validazione impronta ottica”?

R: La validazione impronta ottica è il processo di controllo post-scansione. Significa ingrandire il modello 3D e verificare visivamente che tutti i margini siano netti, che non ci siano bolle o buchi nel dato e che l’occlusione sia stata registrata correttamente, prima di inviare il file all’odontotecnico.

Q4: Come posso migliorare la comunicazione con il mio odontotecnico?

R: Inizia un processo di collaborazione dentista odontotecnico per le impronto proattivo. Condividi foto cliniche (preparazione, provvisorio in sede) oltre al file STL. Se utilizzi sistemi per l’efficienza set-up impronta che garantiscono la tracciabilità dello strumentario, segnalalo. L’odontotecnico avrà maggiore fiducia nella qualità del dato di partenza.

Q5: È vero che il monouso è meno ecologico del riutilizzabile?

R: Non necessariamente. Quando si calcola l’impatto ambientale e di costo, bisogna considerare anche il dispendio energetico e idrico per la sterilizzazione (reprocessing). L’uso strategico di kit monouso per odontoiatria digitale per procedure base può alleggerire il carico sulla centrale di sterilizzazione e ridurre l’uso di prodotti chimici e di acqua, portando a un workflow impronta ottica ottimizzato sia economicamente che ecologicamente.